Un resoconto non esaustivo e sicuramente un po’ romanzato del primo giorno di lavoro nel 2021 del Team Volley Guiscards, un modo per prepararsi a raccontare le imprese dei protagonisti. Tra protocolli e gesti attenti, emerge la voglia pazzesca di tornare a praticare il tanto amato sport.
Un inizio insolito, almeno per me, ma in fondo, mi dico, è pur sempre un inizio.
Per una volta varco l’ingresso senza lo zainetto e l’attrezzatura per le riprese, ci sarà tempo più avanti per ricominciare anche con l’attività social, e così ho l’opportunità di guardarmi intorno con lentezza. La prima cosa che noto entrando in palestra è il silenzio.
Al checkpoint posto lì all’ingresso, con tanto di misurazione della temperatura corporea e disinfettante mani, mi sono ormai assuefatto, ovunque è quasi uno standard per l’accoglienza. Ma la palestra Senatore ero abituato a sentirla vivace e rumorosa anche durante gli allenamenti. Un gruppetto di ragazze comincia a riscaldarsi discretamente con la corda e il tappetino, mentre aspetta che le compagne completino l’iter del test antigenico. Il presidente Pino D’Andrea infatti, in vista del ritorno all’attività dopo la lunga sosta, aveva provveduto per tempo ad organizzare un giro di tamponi rapidi da effettuare su tutto il gruppo di lavoro, per scongiurare ogni possibile rischio e quasi per benedire l’inizio (vero) della nuova stagione sportiva. Tutti i test danno esito negativo, sollievo e un rapido applauso spontaneo che manco all’atterraggio dopo un volo particolarmente turbolento.
Un breve discorso del presidente per ribadire alle ragazze il rispetto del protocollo FIPAV, da aggiungere a una buona dose di prudenza e buonsenso, e la voglia di riversare sul campo tutte le energie per preparare un grande campionato. Poi tocca al preparatore atletico Alfredo mettere tutte in riga, nel senso letterale poiché si comincia coi primi esercizi di riscaldamento, sotto lo sguardo severo di coach Francesco, e così mi allontano insieme agli altri dirigenti per lasciare alle atlete lo spazio necessario.
Guardo gli spalti vuoti, mi ricordo di tutte le volte che abbiamo visto i nostri amici e tifosi prendere posto, incitare, urlare, mi ricordo delle coreografie e degli striscioni, di quel “Fieri di voi!” esposto nella semifinale playoff persa, mi ricordo esattamente i posti occupati da ognuno di loro, e di quante volte insieme a Marta siamo andati a disturbare armati di telecamera e microfono. Non è solo un effetto della nostalgia, piuttosto mi chiedo quando sarà possibile tornare alla normalità per dare una spinta in più alla squadra, quanto tempo ci vorrà ancora per sentire l’entusiasmo prevalere sulla paura (qualsiasi forma di paura). Un rumore fragoroso mi scuote dai pensieri: è Roberta che sta riscaldando le braccia scaraventando a terra il pallone con la consueta vigoria. E mi accorgo che la voce del coach è tornata a tuonare su ogni esercizio, che le ragazze saltano e si lanciano in bagher e attaccano e sudano come hanno sempre fatto. Forse non sarà la normalità di prima, forse è una nuova fase di routine, ma che importa.
Ci siamo riappropriati dello sport e della palestra, del gruppo e delle chiacchiere a bordo campo.
E adesso, per favore, che nessuno ci fermi più!